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Concorso di Poesia Alicante
XXXI Edizione

Ultimo aggiornamento: 29 Luglio 2014
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Risultati

Risultati XXXI Edizione Premio di Poesia Alicante


Verbale della Giuria.
Oggi 27 giugno 2014, nella sala della Biblioteca intercomunale di Vigolo Vattaro si è riunita la Giuria del XXXI Premio di poesia “Alicante” organizzato dal Comune di Vigolo Vattaro. Erano presenti i componenti della Giuria : Renzo Francescotti ( presidente), Mario Meneghini (Vicenza), Lilia Slomp Ferrari (Trento), Umberto Zanetti (Bergamo). Assente per malattia Giovanni Benaglio (Verona) che ha fatto pervenire i suoi giudizi al presidente della Giuria. Questa edizione del concorso “Alicante “ riservata alla poesia in italiano ha visto la partecipazione di poco meno di 200 concorrenti di tutta Italia, nonostante l’organizzazione avesse pensato a un “filtro” di una sia pur modesta tassa di iscrizione, per evitare il sovraffollamento degli iscritti al Concorso, giunto al numero di circa 400 in una delle ultime edizioni. I componenti della Giuria si sono comunque dovuti assumere il compito di leggere, rileggere, analizzare, confrontare complessivamente quasi 600 testi in versi, in un carico che ha comportato decine di ore di lavoro. Dopo questo lavoro durato settimane giunta al momento finale, dopo una intenso confronto, all’unanimità, la Giuria ha redatto la classifica dei tre poeti premiati e dei quattro segnalati.


Poeti segnalati in ordine alfabetico:

  • Sergio Balestra di Sant’Orsola (Trento) con la poesia “E come posso canto”
  • Francesca Candotti di Brindisi con la lirica “Ritorno”
  • Barbara Cannetti di Corlo ( Ferrara) con la poesia “I bambini di Collegno”
  • Tiziana Monari di Prato con la lirica “La farfalla rossa (Palestina,1957)”


Poeti premiati:

  • III Premio ad Anna E. De Gregorio di Ancona con la poesia “Il non dell’ultimo minuto”. Motivazione Con una sensibilità che è soprattutto femminile, l’autrice di questa lirica sul tema dell’abbandono della Terra, ovvero della morte, si regge in bilico sul filo della struggente leggerezza con cui lascia alla polvere le cose che le sono state care, ma si augura almeno di potersi portare via di soppiatto qualche verso d’amore di Saffo e un inutile fiore.
  • II premio a Giovanni Caso di Siano (Salerno) per la poesia “Polvere e luce”. Motivazione: In versi di sorvegliata fattura l’autore ( altre volte premiato all’ ”Alicante”) si augura di poter respirare ancora – ma non sa come – un soffio di quel tempo in cui sono affondate le stirpi di tante lune e di tanti esi^li, in un viaggio nel tempo “sempre meraviglia di luoghi e amaro calice di insonni solitudini”, nel tempo delle “fionde di legno e trottole scheggiate” , nello spazio di polvere pioggia e luce che resta ancora all’uomo.
  • I Premio a Maurizio Paganelli di Milano per la poesia “L’uomo di pietra”. Motivazione: È una lirica scorciata e allusiva, in cui da un lato rimbalzano con dovizia le voci e i sapori della vita: la voce dei vecchi pescatori, quella degli altoparlanti delle spiagge, quella della vecchia teleferica in disuso che dondola; i sapori dei cespugli di more, dei fichi d‘India, dell’uva che sembra bagnarsi nel mare… Dall’altro lato, in un finale in cui traluce il non detto, viene adombrata l’idea della morte in quel rito di deporre un sasso su “terre alte” per “quel figlio al quale non daremo un nome”.


Renzo Francescotti
Lilia Slomp Ferrari
Giovanni Benaglio
Mario Meneghini
Umberto Zanetti

Opere vincitrici

L’uomo di pietra

Vecchi conversano appesi alle reti
di orti minuti. Cespugli di more
anneriscono e pungono le dita.
Restano a guardia pochi fichi d’India
di uva che pare bagnarsi in mare.
Gli altoparlanti delle spiagge filtrano
nel fitto argento verde delle olive.
Volendo giungere in cima si deve
resistere a un’angoscia di cicale.
La teleferica in disuso cigola
e il vento che la dondola non è
che un fruscio di cinghiale fra ginepri
per metà rosi dal fuoco. Benché
d’agosto, il sole è tardo e poco. Eppure,
gramo e rosso, il sentiero è quello giusto.
Su terre alte ho deposto per te un sasso,
quel figlio al quale non daremo un nome.
Da qualche tempo vivo all’aria aperta,
senza contare i passi né parlare.
Nemmeno do calci a vuoti barattoli:
l’occhio mi rotola in nascondigli
o sale oltre la chioma delle nuvole
e la mente si stende bianca al sole.

Maurizio Paganelli
Milano
1° classificato, 2014


Polvere e luce

Potessi avere un soffio di quel tempo,
non so se esiste un modo per trovarlo,
la nostra stirpe ha avuto terre e rovi
e il grido dell’inverno e delle ortiche.
Quanto dolore agli equinozi antichi.
Altre lune ci attendono, altri esi^li.
Anche i tralci conservano memoria
dei nostri viaggi. Ed ogni viaggio è sempre
meraviglia di luoghi e amaro calice
d’insonni solitudini.

A noi tocca
il bianco dipanarsi dei tramonti,
non conosciamo il grillo delle stoppie
né il vento dei papaveri sul grano.
Polvere e luce siamo. Il tempo è breve
per ritrovare un po’ di quelle corse,
le voci delle case a cui affidammo
fionde di legno e trottole scheggiate.
Come uccelli sospinti dalle brezze
varcammo cieli.

Oggi si piega il corpo
come un fuscello al grido della terra.
E ci troviamo a vivere i solstizi
dietro i vetri ragnati dal silenzio.
Sia ancora lungo il filo da filare.
L’inverno ci accompagna verso il sole
per quanto tempo ancora non sappiamo.
E ci somiglia l’acqua della pioggia
che gioca sulle foglie già arrossate
e ricade dolcissima sul viso.

Giovanni Caso
Siano (Salerno)
2° classificato, 2014


Il non dell’ultimo minuto

Che cose della vita porterei
se potessi con me nel mio ultimo viaggio
per salvarle da un calcinante oblio?...
Fernando Bandini, Latte che trabocca
(Vicenza 1931 – 2013)

Dovrò partire con la valigia vuota,
con tanti non per fare posto ad altro,
e, a che altro, neppure saprei dire.
Non porterò con me i troppi malanni,
non serviranno raccomandazioni,
né la monetina,
come viatico per l’aldilà.
Certo, perderò la mia cioccolata,
con altre inestimabili dolcezze:
la pansé sul balcone
e, dietro i vetri, la vecchia orchidea.

Inutile soffrire di mancanze:
le poche carabattole,
disordinate adesso nei cassetti,
lascio alla polvere, ma
chi mi vuol bene infili di soppiatto
nella tasca dell’ultimo vestito
pochi versi di Saffo
e un inutile fiore.
Non si può mai sapere.
È compito d’amore
Esaudire le voglie dell’amato.

Anna E. De Gregorio
Ancona
3° classificato, 2014


E come posso canto

Sarò per te lucerna,
ché tu non resti al buio e nel mistero,
madre mia persa in musica e nei sogni,
dietro un sipario di discorsi astrusi
appena dispiegati nel tuo canto
su note e accordi quasi da bambina.

Sarò per te spartito,
che sveli in mezzo al rigo il tuo sussurro
e poi scandisca esatta la sciaràda
del vago tuo procedere a ritroso.

Sarò per te profumo
di lavanda, di fiordalisi e viole
nei prati verdi azzurri sterminati,
che tanto ti piacevano e cantavi.

Aroma sarò per te
di pomodoro fresco e melanzane,
ché amavi molto pure cucinare
per noi capretti sporchi ed affamati
tornati a sera stanchi dalle selve.
E ci suonavi poi con note arcane
arie moderne, allegre, o di Chopin.
Pareva il fuoco scoppiettare a tempo.

Ma ora, sai, sorrido,
anche se gli occhi tracimano di pianto.
Seduto al piano che tu m’hai lasciato,
lieve lo suono e come posso canto,
su accordi che ricordano il passato.
Canzoni che m’invento sul momento,
a volte liete, a volte un po’ più tristi,
che tanto rassomigliano alle tue.

Sergio Balestra
Sant’Orsola (Trento)
Segnalato, 2014


Ritorno

Ma dove finiva il tormento
dei miei passoi di bambina
allunata dal treno ansimante
sulla plaga deserta – il ritorno
alla casa sospirata, la guerra finita
ma era finita?
Cercavo nel mare di sassi
la casa del gelataio
e tutto vedevo sepolto
in uniforme ammasso di vite
e di coni traboccanti di crema e cioccolato.
E la signora Giulia, dov’era?
Dal suo negozio odoroso di pane
era forse volata via, angelo bianco
nel suo grembiule e nelle ondine dei capelli?
Oh, che silenzio nelle vie deserte
nessuna voce né rumore
muto l’organo ferito
le campane oscillavano lente la sera
in tristi rintocchi per i morti
e per i vivi nelle case dai vetri rotti.

Francesca Candotti De Guido
Brindisi
Segnalato, 2014


I bimbi di Collegno

E mentre il mondo dell’economia
decide quante teste far saltare,
nei disegni dei bimbi, tutti neri,
sbocciano tulipani di tristezza:
dal ventre delle nuvole in tempesta,
cade una pioggia scrosciante di pianto,
su bocche storte come archi di luna
s’aprono ombrelli al posto dei sorrisi.

Nei disegni dei bimbi di Collegno
non c’è traccia di gioia, né di giochi,
sui fogli bianchi solo mani strette,
ritratti di famiglie senza sfondo
e strade disegnate maalamente
piene di curve e spesso cieche agli angoli…
di tanto in tanto, quasi come un lampo,
fiorisce, rosso, uno sfregio di rabbia.

Dentro una palla di vetro, la fabbrica
dorme stregata il suo sonno di polvere
dove la neve è una danza di viti
zigrinate, pesanti come piombo,
dove anche il cuore cade sulla terra
e la cassetta degli attrezzi aperta
non serve a sigillarne le ferite.

Nei disegni, la storia dei papà
rimasti senza lavoro sicuro
diventa filo conduttore, simbolo
d’un mondo senza viti che va a pezzi…
e quando le matite colorate
saranno consumate fino all’osso
anche la loro voce sparirà,
cadrà come una stella dal disegno.

Barbara Cannetti
Corlo (Ferrara)
Segnalato, 2014


La farfalla rossa (Palestina 1957)

E li ricordo ancora i passi incerti di Amal quel giorno nel prato del diavolo
il rossore del viso
le fioriture mosse dal vento
il paesaggio che ritornava, ricopiato sull’erba bruciata
il giallo ed il nero
ed il merlo assetato, l’inganno di una luce lontana
una rosa purpurea che sbocciava in estate nel campo di grano assolato

e li ricordo i battiti del mio cuore impazzito
il suo sorriso che volava nel cielo bruciato
la farfalla rossa che scivolava nel fuoco
ed il lampo, il fumo, un argento di fiamma
il volo del moscone dorato
il fiore di sangue che sbocciava sull’abitino attillato

era morto anche il sole
insieme alle ombre, alle vene di foglia
ai passi corti di Amal svaniti nel nulla
si stemperavano arrese in un vortice
le sue corse tra i sassi del fiume
il suo odore di latte e di buono
le sue manine paffute, i suoi gesti rimasti incompiuti.

E poi ricordo solo mio padre, le ciglia bagnate di lacrime
l’asino col carro di aranci
il vento tra i rami del mandorlo
il bollitore sul fuoco prima delle urla ed il dolore
il flagello del sole
e la vita che se ne andava lontano
in quel silenzio di morte che galleggiava nel prima e nel dopo.

C’erano solo soldati d’intorno
i fucili alla mano, gli elmetti d’acciaio
i loro ordini sul campo di filo spinato
i delitti atroci compiuti da loro e dai loro antenati

e c’era una pena da portare nelle tasche bucate
senza poi farci caso
senza fermarsi
perché tutto accadeva in silenzio
per noi che non avevamo passato e nessuna pietanza sul fuoco.

Tiziana Monari
Prato
Segnalato, 2014

Risultati di tutte le edizioni del concorso:
Concorso di Poesia Alicante XXXV Edizione
Concorso di Poesia Alicante XXXII Edizione
Concorso di Poesia Alicante XXXI Edizione
Concorso di Poesia Alicante XXX Edizione
Concorso di Poesia Alicante 29.ma Edizione
Concorso di Poesia Alicante 28.ma Edizione
Concorso di Poesia Alicante 27.ma Edizione
Concorso di Poesia Alicante 26 ^ Edizione
 
 
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